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Vero motore in famiglia, nel sociale e nel lavoro. La donna è il collante di ogni aspetto della vita, e non basterebbero cento di queste giornate per rappresentarne correttamente l’importanza. Volendo analizzare già solo i dati imprenditoriali, vediamo subito che a fine 2022 la Camera di Commercio parlava di un 26% di imprese, su tutte quelle registrate legalmente, guidate da donne, con una buona parte di queste uscite indenni, seppur con difficoltà , dal periodo pandemico e post-pandemico. È questo un piacevole cambio di tendenza, rispetto a periodi immediatamente precedenti, durante i quali la figura femminile veniva inquadrata solamente come potenziale dipendente, purtroppo spesso inquadrata anche in livelli di retribuzione a dir poco improbabili.
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I recenti interventi e le recenti modifiche legislative a proposito di parità salariale tra i sessi dovrebbe, in teoria, risistemare i parametri di retribuzione per i dipendenti, ma sappiamo che troppo spesso le disposizioni legislative vengono abilmente aggirate. Un motivo in più, per le donne, per decidere di fare impresa da sole, con l’auspicio di essere loro in prima linea nell’offrire lavoro a collaboratori.
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Con il già citato 26% di imprese a conduzione femminile, la Basilicata supera anche la media dell’intero Meridione, dove la percentuale di aziende gestite da donne si assesta sul 23% dell’intero panorama imprenditoriale. Nello scenario lucano, le aziende femminili sono impegnate, in ordine decrescente, nei settori agricolo, servizi, commercio, industria e costruzioni, abbattendo qualsiasi luogo comune e qualsiasi limite si possa immaginare. Altro dato a tratti impressionante è caratterizzato dal fatto che il 10% delle imprese femminili lucane è guidato da soggetti con meno di 30 anni, distruggendo l’ennesimo stereotipo sui giovani e la loro non-voglia di lavorare o, meglio ancora, di mettersi in gioco.
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Sarebbe tutto splendido, se non fosse che nella nostra regione ancora sussistono dati che mortificano quelli appena elencati: le donne ad oggi regolarmente assunte e dipendenti in Basilicata sono il 39% dell’intera forza lavoro, e di queste la gran parte inquadrata con contratti a tempo determinato o a progetto. Il dato però più avvilente è che l’85% di dimissioni di donne è causato da… maternità ; l’impossibilità di imprenditori di garantire ad una donna il proprio posto di lavoro anche dopo il sacrosanto periodo di congedo per maternità è una ferita nel mondo del lavoro che, di questo passo, mai si rimarginerà . Soprattutto che l’imprenditore di turno va rigorosamente alla ricerca di una figura maschile, rendendo praticamente nulle le opportunità femminili di entrare nel mondo del lavoro.
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Se da una parte si può applaudire alle tante donne e ragazze che aprono, conducono e continuano a gestire imprese ed aziende, nella difficoltà del periodo e nella pastoia burocratica e fiscale, che spesso sembra quasi un invito alla resa, dall’altra non si può tacere su un mondo lavorativo che non riconosce ad una donna il diritto di essere madre. Le lotte per i diritti delle donne sul lavoro sono continue, e l’ultima cosa da fare è arrendersi allo status quo; la donna c’è, c’è come dipendente, c’è come imprenditrice, c’è come madre. Ed ogni singola donna ha il diritto di essere ognuna di queste cose.